RITORNO AL PASSATO

E’ stato bellissimo entrare nella Manifattura di Legnano, entrare in quell’edificio di 110 anni desolatamente vuoto,ma raccontava tutto, raccontava lo stato d’animo di tutti noi, con il timore fondato di non sapere più cosa fare domani…Siamo entrati in tanti in quel luogo dove ai bei tempi erano impiegate oltre mille persone, al di la della via Alberto da Giussano, un isolato infinito ne ha contenute più di 5000, ed ora poco + di 300…Ma ci dobbiamo domandare tutti il perchè, la risposta sembra semplice, anzi è semplice: credevamo di essere già arrivati, invece nella vita bisogna sempre rimboccarsi le maniche. Legnano 150 anni fa ad unità italiana da poco compiuta

era un borgo di contadini con tanti conventi e chiesette, tante cascine e un fiume che sorrideva alla vita senza rumore di motori. Il treno sembrava il futuro per tutti, la ferrovia scorreva tra il verde dei vigneti, dei boschi e delle coltivazioni, poi è arrivata l’industria cotoniera a sconvolgere tutto, partendo dal nord Europa finendo anche nel nostro territorio a cascata: Gallarate e Busto Arsizio prima di noi hanno conosciuto tutti gli aspetti rivoluzionari…E allora le brughiere hanno cominciato a diventare fabbriche al centro della città, i mulini le prime filande, il fiume è stato fagocitato dal nuovo sviluppo,e cosi,100 anni fa eravamo in 25mila contro i 6mila del 1860… Cantoni, Dell’Acqua, Bernocchi, Mottana, Giulini e Ratti, Banfi, De Angeli Frua, Agosti, Franco Tosi che nasce come impulso dato dal tessile…Tutto è durato qualche generazione, nel dopoguerra cede subito la De Angeli Frua, poi tutte le altre, ultima in ordine cronologico, proprio la Manifattura di Legnano, mentre da anni oramai, anche Franco Tosi non è più l’eccellenza che ha fatto il giro del mondo…De Angeli Frua, Cantoni, Giulini e Ratti, Agosti, hanno lasciato spazio al residenziale, Dell’Acqua, per fortuna è diventato spazio verde e parcheggio nel mezzo della città, Bernocchi e Mottana, attendono la loro trasformazione, la Franco Tosi, un colosso di capannoni che io chiamo ‘la città nella città’, e, nel frattempo, volessimo tornare indietro, abbiamo solo 3 kmq da coltivare sui 18 scarsi disponibili del comune del carroccio… Quante cose potremmo fare con questi spazi strutturati, quante cose dobbiamo iniziare a pensare, si perchè non pioveranno denari dal cielo, ma noi tutti una idea la dovremmo pure trovare per il futuro, per la sopravvivenza nostra e dei nostri figli. Il cemento è morto e se non ci diamo una mossa, moriremo con lui, non sappiamo altro che ‘fare il nostro lavoro’ ma quel ‘lavoro’ ora non c’è più, e bisogna reinventarsi qualcosa. Abbiamo voluto la globalizzazione? Ci siamo preoccupati dello sfruttamento degli operai a 2 dollari al giorno? Abbiamo voluto smettere di fare i muratori, i fattorini, i falegnami, gli elettricisti, i tornitori, gli operai ??? LA PACCHIA E’ FINITA. Dobbiamo rendercene conto, senza fare troppe tragedie dobbiamo guardarci negli occhi e, Stato si o Stato no, inventarci qualcosa… Il centro per l’impiego non impiega più nessuno, gli imprenditori fuggono dove si può fare business, a chi non ha fantasie imprenditoriali, non rimane che organizzarsi, in una città dove c’è tutto ma anche il contrario di tutto, cioè niente,dove si pensa che i supermercati siano il futuro, visto che si sono moltiplicati a dismisura, dove tra poco anche le banche chiuderanno, perchè finiranno anche le riserve e la gente non scommetterà più sul futuro, visto che dovrà sopravvivere al presente… Non è un bel quadro questo, ma è la realtà…Cento anni fa si costruivano fabbriche destinate a durare come struttura 1000 anni, ma quella che ha resistito + a lungo in qualche maniera è arrivata a 100 o, per essere ottimisti, c’è rimasto l’avanzo di Franco Tosi,oramai alla deriva… Tra la guerra che distrugge per poi ricostruire, preferisco anche fantasie pazzesche, che possano tentare di darci una speranza, quindi avanti con le proposte, con le idee, se sono buone, arriveranno anche gli investitori, e se non arriveranno, ci dovremo arrangiare da soli, non siamo + un borgo di 6 mila anime, siamo cresciuti 10 volte tanto, e ad ogni anima, corrisponde una bocca da sfamare…

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