IL DIARIO DI UN LEGNANESE CHE VIVE INTENSAMENTE LA CITTA' IN CUI E' NATO
A PROPOSITO DI TRUFFE…
Settimana scorsa, commissione bilancio, a Legnano la numero 5.
Bene, sottotraccia, ci è stato segnalato dall’assessore che per l’anno
2014, la nostra città dovrà inviare a Roma su richiesta del governo Renzi, la cifra ragguardevole di euro 450.000 per ‘ingrassare’ il
bottino che successivamente verrà redistribuito con la bufala degli
80 euro in busta paga…Per il 2015 Legnano ne caccerà altri 900mila. Allora diciamo che i contribuenti regalano 80 euro a testa
agli stipendiati, non che Renzi ‘regala’…Fate ora un giochino semplice semplice, andate nel vostro comune e chiedete quanti
euro sono stati ‘accaparrati’ da mister 40,8% nel bilancio 2014 e pure già previsto nel successivo 2015…
Per non sbagliarmi, ho chiesto informalmente alla senatrice
Bignami di chiedere il documento ‘romano’ in cui si evince la somma totale che gli enti locali dovranno riversare nella cassa
centrale… Grillo & Casaleggio fanno altre cose, Renzi fa questo,
SAPEVATELO.
Unita l'Italia, dal 1860 i Comuni sono nati con la autonomia amministrativa, che si sostanzia nella capacità impositiva: si chiama così la Comunità che a livello locale raccoglie dai Cittadini le risorse che sono necessarie per il suo mantenimento e che le affida ad amministratori locali.
Per semplificare le tasse: dirette (come l'IRPEF) o indirette (la tassa sui carburanti, le marche da bollo o una quota del costo dell'elettricità), sono in passato state divise in due grandi scaglioni: quelle dai Cittadini versate al Paese, allo Stato; quelle che le singole Comunità hanno chiesto ai Cittadini per le spese della Comunità.
Si è andati avanti così fino al 1971 quando una riforma della legge finanziaria ha rivoluzionato il sistema di riscossione, anche semplificando molto l'ammasso infinito di imposte indirette (imposta sul bestiame, imposta sui cani, imposta sulla casa, imposta sui domestici, ecc.), un guazzabuglio cresciuto in un secolo di vita, costosissimo e pasticciato.
La semplificazione era cosa egregia, ma dentro è stato infilato anche l'esproprio della autonomia amministrativa ai comuni, alle Comunità.
In pratica si è detto (ed è stato fatto): riscuotiamo tutto su base nazionale e poi lo Stato rende ai Comuni una quota degli introiti in base agli abitanti (e altri parametri).
Un metodo che non condivido e giudico come una delle cause principali della susseguente tangentopoli su cui oggi la gestione pubblica si dibatte.
Gli amministratori locali non furono contrari (soprattutto nel Meridione, ma non solo): si toglieva loro il compito ingrato di fare gli esattori, di motivare la tassazione verso gli elettori, l'obbligo di bene amministrare, di risparmiare (sennò le tasse aumentavano o non diminuivano); i Cittadini sentivano direttamente gli effetti di una amministrazione incapace o dalla spesa allegra.
Tutto venne spostato a livello politico centrale: bravo amministratore divenne non chi era più oculato e prudente ma quello che riusciva a ottenere di più (e spendere di più).Si è più visto da allora un Comune che abbia reso soldi ai Cittadini, che abbia ridotto le loro tasse ?
Politica nazionale e politica locale diventarono una questione di rapporti e mutui scambi di interessi e favori (ti porto i voti se mi finanzi la strada; se mi fai la leggina che mi fa avere maggiori risorse, ecc.).
L'amministratore locale non risponde più direttamente ai Cittadini, alla Comunità che lo ha eletto; da questa deve raccogliere voti facendo promesse. Poi se fa valere le relazioni ottiene le risorse, se le risorse che arrivano sono molte, diventa un distributore di lavori ed appalti facili, ecc.
E avanti a spendere…. Viene meno, diventa molto meno importante, l'esigenza di bene amministrare (i Cittadini non collegano le tasse che pagano con le spese di chi amministra la Comunità).
In questa situazione, meno i Cittadini sono informati, meno partecipano alla vita della Comunità, più liberi di decidere e spendere sono coloro che hanno i comandi e gestiscono la cassa comune.
Non è questione di destra o sinistra; oggi il sistema è così. Così non va bene.
Questa è la situazione fino ad oggi; chi ci amministra è incolpevole (forse), ma è parte di un sistema che è interessato a mantenere in vita.
Tornare alla situazione precedente renderebbe la amministrazione trasparente; il sindaco dovrebbe rispondere direttamente di ogni spesa piccola o grande; per avere maggiori risorse le dovrebbe chiedere con nuove tasse ai Cittadini. Sarebbe molto più serio (e con molto minor potere nello spendere). Per avere il consenso dovrebbe essere davvero capace e onesto; altrimenti i Cittadini lo cambiano.
Da solo questo sistema sarà difficile che si autoriformi (nonostante la recente modifica costituzionale che con il federalismo fiscale attribuisce autonomia amministrativa al Comune) .
Perché questo succeda i Cittadini devono riprendere in mano la loro Comunità, affidandosi e fidando in persone che questo sistema vogliono riformare, che pretendono l'applicazione della autonomia amministrativa oggi sancita dalla Costituzione.
Si deve tornare ad una Comunità autonoma ove i Cittadini gestiscono direttamente i loro soldi; ove le tasse le devono approvare loro e decidere quindi degli investimenti e delle spese.
Poi scopri che il costo delle locazioni passive di tutte le pubbliche amministrazioni, comprese quelle periferiche, ammonta alla bellezza di 12 miliardi di euro. Anche qui rispetto a un patrimonio immobiliare pubblico il cui valore è complessivamente stimato in 368 miliardi. Davvero troppo complicato credere che, con un’adeguata razionalizzazione, non si riuscirebbero a spuntare risparmi più che consistenti.