IL DIARIO DI UN LEGNANESE CHE VIVE INTENSAMENTE LA CITTA' IN CUI E' NATO
CARLO JUCKER TI LOVVO
Come ho già scritto su altri post, sono nato nelle case dell’onorevole Carlo Dell’ Acqua, quelle che danno sulla Pietro Micca tra via Cavour e via Mazzini, dai ve le faccio vedere perchè mi piacciono assai e perchè mi hanno regalato una dimora dignitosa per i miei primi 16 anni e mezzo…
Questa foto è proprio della stessa epoca in cui facevo i primi respiri, guardate i tigli piantati da pochissimo tempo, impressionante… Ma il post di oggi mi lega indissolubilmente con un personaggio che ha lasciato il segno qui in Città, parlo di Carlo Jucker, a lui è dedicata quella via all’uscita autostradale di Castellanza che parte dalla Grancasa e arriva ai boschi Tosi e che ignobilmente viene segnalata con un gigantesco cartello bianco con la scritta ‘via Juker’, come dire che fischi o fiaschi siano la stessa cosa. Oggi, ho trovato un bellissimo articolo sulla figura di Jucker e lo voglio trascrivere, poichè ho scoperto che anche grazie a LUI sono divenuto cittadino legnanese dal 1963. Spiegherò alla fine del racconto il perchè…
Il 4 ottobre 1957 l’ing. Carlo Jucker chiudeva il ciclo della sua vita terrena lasciando un grande rimpianto tra quanti lo amavano e fra quelli che avevano avuto modo di apprezzarne le qualità tecniche e le alte doti morali. L’Ingegnere era nato a Ruette il 23 maggio 1878, si laureò nella vicina Svizzera studiando ingegneria meccanica, specializzandosi in macchinari tessili. Il prof Saldini ebbe modo di conoscerlo, e nel 1900 lo volle con sè alla riorganizzazione degli impianti tessili del Cotonificio Cantoni di Castellanza e di Legnano. Ebbe in tal modo l’occasione di far risaltare le Sue non comuni doti di organizzatore ed il suo ingegno eclettico e acuto. Nel 1900 Jucker entrò a far parte della grande famiglia della Cantoni e da allora la sua personalità si impose sempre più, anche fuori dalla ristretta cerchia industriale acquistandosi l’ammirazione ed il rispetto di quanti avevano la fortuna di avvicinarlo. Amò il lavoro come una benedizione celeste, e a lui si votò con ardore da neofita, riuscendo a fare della Cantoni uno dei più importanti complessi tessili. Amministrò la sua industria con acutezza e serietà. Mai volle prender parte a promettenti speculazioni, fonti di un immediato benessere, ma seppe crearsi una posizione di preminenza imperniata solamente sul lavoro onesto. Parlare di Lui nella sua veste di industriale ritengo cosa superata poichè tutti riconoscono che egli fu un vero pioniere dell’industria tessile e a tutti son noti i numerosi incarichi al quale veniva chiamato per la Sua perizia, per la sua adamantina onestà, e per la prontezza dell’ingegno. Lo vediamo infatti Consigliere delegato e Presidente della Cantoni, del Cotonificio Bresciano Ottolini, della Banca di Legnano, riorganizzò le Cotoniere Meridionali,presidente delle cure marine, termali e climatiche, delle società del Gas di Legnano e Saronno, dell’istituzione di Assistenza per i tubercolitici, della quale fu l’ideatore, socio onorario dell’Associazione Nazionale fra i Mutilati e gli Invalidi di guerra e consigliere di numerose attività industriali o sociali. L’ing Jucker fu un vero gigante dell’industria tessile ed il Suo nome è legato indissolubilmente al nome di coloro che dell’industria seppero portare alta la bandiera soprattutto nei momenti di bufera. Ma la parte meno nota di lui è la sua gigantesca figura morale e umanistica. Egli ebbe sempre quale sua principale preoccupazione, il benessere della Classe Operaia, per la quale provvide al rifacimento degli impianti industriali, alla costruzione di oltre 20 mila vani per le case operaie, alle scuole interne per i figli dei dipendenti, all’Enal, al Centro Materno, alla scuola di educazione fisica, e di altre provvidenze di carattere sociale. Sotto la sua sembianza burbera albergava però un cuore gentile pronto a comprendere e provvedere ai bisogni , alle angustie e alle giustificate ambizioni dei Suoi dipendenti. La sua mano era sempre tesa a soccorrere il bisognoso,il suo animo sempre pronto ad intenerirsi e ad intervenire nelle sventure altrui. Nessuno potrà mai dire di essersi rivolto a Lui invano ! Amava dare secondo i precetti evangelici schivo da ogni pubblicità reclamistica. Pur avendo raggiunto una preminente posizione sociale seppe mantenersi “uomo alla buona” rifuggendo da qualsiasi manifestazione di ricchezza. Nessuna onoreficenza, per quanto alta, riuscì ad inorgoglirlo. Chi lo conosceva intimamente ricorda in Lui ,l’uomo franco, amante della verità, di una schiettezza quasi rude, cordiale ma nello stesso tempo riservato, alieno da qualsiasi esibizione arrivistica o di posa. Il poter fare del bene era per Lui un dono di Dio, dono del quale sapeva approfittare con naturalezza, e con modestia d’animo. Ci piace ricordare di Lui un episodio: quando nel non lontano 1951, nell’occasione della sciagura (alluvione) del Polesine, si presentò sulla Piazza san Magno, accompagnato dalla sua gentile Signora, a pretendere per sè il diritto ed il dovere di ospitare a proprie spese quei 300 sinistrati che le Autorità avevano convogliato a Legnano. La naturalezza del gesto stupì i presenti per la semplicità quasi umile colla quale aveva formulato la richiesta…
Ebbe l’intuizione di precorrere sempre i tempi, e di dare avvio alle opere sociali più innovatrici. Alla costruzione delle confortevoli case per i suoi dipendenti, si aggiunge l’erezione del Convitto di Castellanza e di Bellano per le operaie forestiere, la fondazione di biblioteche, l’istituzione della mutua interna per i dipendenti, la fondazione delle scuole e degli asili infantili, la creazione del centro per i Mutilati ed Invalidi di guerra (via Verri ang via Bissolati), l’apertura di cooperative e spacci aziendali, la fondazione di un corpo dei Vigili del fuoco e di un apprezzato complesso bandistico,la fondazione della casa di ricovero per inabili a Castellanza, l’inaugurazione del sanatorio di Camerlata, la partecipazione con cospicue somme allla realizzazione dell’istituto per la cura del cancro, ed altro ancora. Ma la gemma più brillante che scaturì da questo immenso cuore, tale da renderlo perpetuamente benemerito di quella Legnano che tanto amava, è la realizzazione del Sanatorio Regina Elena di Savoia (1924) per gli operai colpiti da tubercolosi polmonare. L’opera riuscì superiore ad ogni elogio avendo in questa Istituzione e nel complesso dei suoi padiglioni profuso con munificenza, non solo il suo denaro ma le doti elette di un animo generoso ed altruista. da una zona agricola e spoglia, seppe trarre un magnifico Nosocomio circondato da una lussureggiante pineta ricca di 20 mila pini appositamente piantati. I suoi collaboratori più vicini lo vedevano pienamente felice e sereno quando in mezzo ai ‘suoi bambini’ o ai ‘suoi vecchi operai in pensione’ o ai ‘suoi ammalati’ distribuiva con semplice signorilità i suoi doni e le sue parole di conforto e di speranza.
Cristianamente, circondato da tutti i suoi familiari, consapevole del male che non avrebbe perdonato, alla soglia degli 80 anni, dolcemente spirò, lasciando in tutti quanti lo amavano e lo stimavano un perpetuo rimpianto. Con Lui, Legnano ha perso uno dei suoi figli più illustri e generosi. (articolo del 1957 firmato RaMa).
Mia nonna con mio padre, fuggirono dall’alluvione e furono ospitati da una delle 300 famiglie già a Legnano dopo l’alluvione del ’51…Facile capire il perchè di questa mia intimissima stima. Grazie Ing.Carlo Jucker !
Un aspetto interessante di questo cugino di mia nonna, che conoscevo più che altro come collezionista d'arte!
Apprezzo molto la gratitudine che vi lega.
alle volte, leggendo alcuni articoli, come in questo caso, si passa da una 'conoscenza superficiale' ad un quasi 'grado di parentela'… Di Jucker avevo letto diverse cose, questa del supporto agli alluvionati del Polesine, mi è piaciuta troppo…