LEGNANO E’ UNA CITTA’ BRUTTA

Piergiacomo Movilia, all’epoca dei fatti 25enne e laureando in medicina (ora  speriamo ancora bello arzillo con i suoi 81 anni suonati) ,  56 anni fa trovò spazio tra le ‘lettere al direttore’ sul settimanale Luce ! (edizione del 21.6.63)… La devo trascrivere tutta questa lettera, troppo piccoli i caratteri per poterli riproporre solo in foto. Ah, dimenticavo, il dott Movilia ha frequentato il liceo di Legnano, nativo di Torino si è successivamente trasferito a Busto e curiosità delle curiosità, ha un profilo fb in cui si dice di Legnano, bello sarebbe recuperare un’intervista di oggi…( ci proverò). Andiamo a leggere come la pensava mentre io stavo venendo alla luce…

Adesso che l’estate si è fatta vedere, nella città la gente comincia ad uscire più volentieri: anche i legnanesi escono e si trovano davanti lo squallido panorama della loro città. Il centro è pieno di fabbriche che coi loro muri, le loro ciminiere, e i loro edifici, costituiscono uno spettacolo ben poco ameno; il fiume è di natura e aspetto tale che in città si considera una disgrazia abitarci vicino; l’aspetto delle case, salvo qualche esperimento edilizio, non si scosta dalla più squallida mediocrità; il verde cittadino è pressochè inesistente; l’aria poi (e questo non è colpa di nessuno) è quella tipica di una città lombarda industriale alle porte di Milano. Non c’è dubbio che Legnano è bruttina. Una città se è brutta ha la contropartita alla sua bruttezza, almeno la funzionalità: e invece no, nel nostro caso, Legnano brilla anzi fulgidamente per mancanza di funzionalità rispetto alle altre città vicine. Gli edifici pubblici mancano di un piazzale antistante al loro accesso ( elementare norma di estetica e funzionalità ). Vedansi ad esempio la stazione e l’ospedale. L’ospedale è uno spettacolare esempio di scomodità e questo ognuno lo sa, compresi tutti gli automobilisti che alle sei di sera passano sul Sempione. La stazione è spaventosamente ridicola soprattutto quando si pensa che deve servire una città di 40.000 abitanti; e lo è non solo come aspetto e comodità, ma anche per il suo parco merci. Se dio vuole tra qualche tempo (speriamo poco), l’annosa questione della ferrovia che taglia in due la città, sarà risolta dal nuovo sottopassaggio. Il servizio automobilistico urbano risente notevolmente di tutti i difetti finora ricordati  ( esempio; la stazione non ha linee  che vi si fermino davanti). In compenso però c’è la fontana di piazza san Magno e ci  sono due “monumenti idrici”, uno antistante la stazione (si noti lo splendido benvenuto al viaggiatore) e l’altra in piazza 4 novembre. Uno dei due monumenti è un vespasiano. Con tutto ciò mi pare sia dimostrato come i legnanesi non abbiano mai avuto nè il senso dell’estetica nè quello della praticità, salvo poi prendere in considerazione le varie ragioni  che possono costituire parziale scusante storica della inefficienza estetico funzionale dell’urbe. Ma forse qualcuno non è ancora convinto, evidentemente acciecato da troppo amore per la sua Legnano, da quel campanilismo che fece parlare tempo fa “di tradizioni artistiche culturali della città” o che ispirò più recentemente la oramai celebre frase: “batteremo Busto in altezza”. Per chi non è ancora convinto citerò un altro fulgido esempio di razionalità e preveggenza: il reciproco orientamento tra palazzo Malinverni e la basilica di san Magno: fine esempio di prospettiva sperimentale. Situazione catastrofica ? Ma un piccolo rimedio c’è, ed in parte si è già tentato. E’ la creazione del verde cittadino. Il verde è una necessità sia estetica sia igienica, sia psicologica. E l’occhio vuole il verde, il colore che il Padre Eterno ci ha regalato con maggior dovizia. E i bambini ? Volete forse portarli a passeggiare nell’immenso parco retrostante la basilica cittadina ? Per ora ci si può accontentare delle foreste di piazza Trento e Trieste o dei giardini pubblici di piazza Carroccio. Oppure preferite per loro una passeggiata lungo il placido Olona ? E la bellezza della città, già così esigua non sarebbe aumentata dalla presenza qua e la di angoletti verdi, di anche due o tre piante, un paio di cespugli, un ombra ? C’è poi il Castello;  è un problema analogo alla vicina Busto che sta tentando di aprire un parco, per quanto modesto, alla periferia. Busto poi ( anche se orrendamente tenuti) ha i suoi giardini pubblici; è ben dotata di viali, ombrosi e ricchi di panchine. Legnano non ha un viale, salvo lo splendido boulevard che dal Municipio porta quasi sul Sempione. Con questo non rimane che aggiungere: di chi è la colpa ? Nelle alte sfere si pensa certamente a queste cose, ma  il dramma è che manca un movimento popolare; forse nessuno considera la situazione come una vera disgrazia. Evidentemente i legnanesi, vecchi e nuovi, non si sono mai resi conto di come stanno le cose o non hanno mai avuto la forza di prenderle seriamente in considerazione. I sintomi poi di questa situazione di indifferenza ci sono, e gravi. L’ultimo ? La trasformazione in distributore di benzina  di uno dei rarissimi appezzamenti verdi che ancora esistono a Legnano.