IL DIARIO DI UN LEGNANESE CHE VIVE INTENSAMENTE LA CITTA' IN CUI E' NATO
UN PESCE D’APRILE COI FIOCCHI
Intanto che ero in ospedale a Bergamo ho fatto 2 conti: sono al mondo da poco più di 21.000 giorni, ma quante esperienze brutte ho avuto in ospedale ? Si dai, diciamolo: quando hai a che fare coi nosocomi, di bello non c’è nulla, l’ospedale è luogo di sofferenza e io stasera voglio raccontare degli spaccati… I primi 3 giorni di ricovero nel lontano 1976, nella casa di cura Bernocchi per una banale fimosi, 11 anni dopo in medicina, nel monoblocco del vecchio hospital nostrano 7 giorni per una polmonite e a fine 98 a Milano in Multimedica 3 giorni per l’ernia discale… Mi convinsi che il numero 11 fosse una persecuzione, infatti questi 3 episodi si sono succeduti con la cadenza di due lustri più un anno. Non essendo nato in ospedale mi sentivo fortunato… Nel 2009 non successe nulla, ebbi un episodio orribile per una colica renale nel 2013, ma si risolse tutto in giornata, poi arrivò il fatidico 26 marzo 2021, e li, ho toccato l’apice: 6 giorni di ricovero di cui ho parecchie cose da raccontare ma se penso a 19 giorni totali della mia vita ricoverato in un letto non simpatico, posso chiaramente affermare che sono un uomo fortunato (e non solo per questo). Ma andiamo con ordine perche questa storia, questi sei giorni ve li voglio raccontare con un sacco di dettagli, ne vale la pena, fidatevi, vi ritroverete in una specie di avventura, che in parte potreste anche aver vissuto… Partiamo dal ‘caso’: ho un cliente che sta a Merate e una voglia incontenibile di andare a trovare la zia Gabriella che sono anni che non vedo, lei abita a Robbiate, li a due passi, quindi mi gioco il carico e dico: sono dieci anni che non vado al cimitero dai nonni, è l’occasione giusta… Rivedo la zia, due miei cugini e sono felice, sul serio, sapete quelli stati di grazia che vi fanno scorrere i ricordi di quando si era bambini?…. Una visita breve, degli abbracci sinceri, con la zia e con la cugina Gianna, due abbracci profondi, belli, sentiti, umani, commuoventi… Un po di groppo mi viene ma non voglio piangere davanti a loro… Riprendo il mio Qashqai e a 600 metri arrivo al cimitero che per fortuna è piccolo e ricordo a grandi linee dove si trovano i nonni materni… Non ho voglia di pregare ma davanti alla tomba . parlo con loro come fossero li, mi sono sentito bene, liberato dal ringraziamento che mai ho riconosciuto loro in vita… E’ l’ora di tornare, vorrei fare la sorpresa ad un’altro cugino sempre di Robbiate, ma un senso unico mi fa cambiare idea, torno a Legnano oppure mi fermerò dalla mia ex cognata che abita a Villasanta, ero in vena di sano amarcord… Mi guardo in giro, quelle strade le facevo spesso 50 anni fa, 40 anni fa, poi, diventando grandi, le si ricordava più per i funerali che per altro… Intanto si stava avvicinando una nube intorno a me, squilla il telefono, siamo su una strada provinciale e non avendo il viva voce accosto, mi sta chiamando il Tommy un ragazzo a cui voglio bene come fosse uno dei miei figli, cosa avrà da chiedermi ? Rimango stupito dalla richiesta, voleva sapere info su una costruzione del centro ‘tu che sai tutto di Legnano’, poi la nube mi prende, due stranissimi colpi di tosse e una consapevolezza che ti fa rimanere sbalordito… Non riesco più a parlare Tommy… Vi giuro che nel primo minuto di consapevolezza di ciò, ti passa di tutto per la mente, ma come è possibile? Sto bene, perchè non riesco più a parlare ? Non sai se piangere o cos’altro, esco dalla macchina, faccio dei segnali ad altri automobilisti…Non mi caga nessuno (e li capisco), Tommy però ha capito tutto, chiama il 118 e ascolto la loro comunicazione, li ho capito cos’è il panico… All’orizzonte una Panda dei Carabinieri, loro certamente mi aiuteranno, mi metto in mezzo alla strada e questa volta, anche senza paletta sono io che li costringo ad accostare… Il volto dell’uomo in divisa capisce che sono confuso, mi ripete più volte: ‘stia calmo’, ‘chiamiamo l’ambulanza’… Momenti interminabili, sto seduto in auto, mi vien da piangere forse da svenire ma resisto, in fondo non ho nessun tipo di dolore… Forse 3 minuti, ma davvero non saprei, l’ambulanza arriva, l’ospedale di Merate era li a non più di 500 metri, mi caricano, mi chiedono come mi chiamo di dove sono, mi misurano la pressione, e quando arriva il comando ‘Lecco codice rosso’ capisco che forse sta succedendo qualcosa di grave, parlo come se avessi una patata intera in bocca, sbavo un pochino, sento il fragore del Ducato che spinge al massimo a sirene spiegate… Duecentotrenta la pressione, vedo che si scambiano delle occhiate non confortanti, nella mia ignoranza non capisco quanto sia grave… Poi 5 minuti di quiete dopo la tempesta quando arriva l’alt dalla centrale: non si va più a Lecco… Quel silenzio da thriller, iniziò a innervosire i volontari: ‘perchè non chiamano’… mi sono sembrati non più di 5 minuti, ma evidentemente era tempo preziosissimo, uno dei tre spazientito dice….’io adesso chiamo, come si fa a stare fermi così con un codice rosso’, finita la frase, squilla il telefono, dietrofront, si cambia destinazione: BERGAMO. Oltre 20 km da fare su strade intercomunali, Andrea mi pare fosse l’autista, tirava davvero come fosse Shumacher, io ero legato e cercavo di tenere la volontaria che veniva sballottata a destra e sinistra a sensazione sulle rotonde… Schumy mandava a quel paese quelli che non gli davano strada, anche un frenatone con madonne varie deve essere andato vicino ad un impatto…. Cominciava venirmi il mal di mare, mi tenevano sereno: ‘siamo quasi arrivati’… Quando il motore si spense fu un altro momento di tensione: nessuno veniva a ritirare ‘il codice rosso’… Guardavo i soffitti, le luci, cosa mi faranno adesso ? Aghi da tutte le parti, tac, angiografia, catetere, tampone (li mortacci sua), ago su un’arteria… Arrivò sera, dai primi accertamenti non pareva grave, poi, l’esperienza positiva della terapia sub intensiva: coccolavano tutti i pazienti con parole dolci, confortanti, mi ha meravigliato tutto ciò, l’unica tristezza era quella di non riconoscere i volti, mascherine con sotto un’anima, una bocca, un naso, ma che nascondevano una delle cose più belle dell’umanità : il sorriso. Un giorno senza cibo, poi la prova deglutizione, tutto ok, domenica potevo lasciare il posto ad un’altro sfortunato per passare in reparto: torre 3 piano secondo c’era scritto sul menu che cominciarono a servirmi regolarmente. Bergamo ha dedicato a Papa Roncalli (Giovanni XXIII°) la struttura ospedaliera, piu giovane del nostro Ospedale di 3 anni con 1000 posti letto circa, essendo così nuovo l’ho trovato praticamente impeccabile. In camera ho disturbato col mio russare un ragazzo di 25 anni per una sola notte, poi dimesso alla mattina successiva, per lui seconda operazione al fegato, questo è quello che mi ha fatto capire… Poi 36 ore in solitaria, potevo giocare a pallone in camera, finchè non arrivò la notte tra lune e marte quando arrivò in camera un ottantenne che a prima vista non mi sembrava messo benissimo… Con tutti i macchinari appresso e almeno 4 infermiere o dottoresse che facevano una spola continua, ossigeno attaccato e tensione che si tagliava col coltello… Quell’uomo non stava male, ma malissimo, le macchinette continuavano a suonare, il rantolo delle 4 di notte mi faceva stritolare lo stomaco…Mezz’ora più tardi, Mario così , lo chiamavano finì la sua esistenza a due metri da me, un’esperienza allucinante, una delle peggiori vissute nei miei 21mila giorni di vita, da non augurare a nessuno. L’umore era sotto i piedi fino a che ieri mi portarono in camera un altro nonnino appena operato alla testa, lui, Adriano, son riuscito a salutarlo col suo bel viso tondo, ieri sera abbiamo visto insieme la partita dell’Italia… E siamo ad oggi, sentivo desiderio di chiudere quell’avventura: cosa mi tengono qui a fare che sto bene ? Arriva la notizia della dimissione, torno di umore a 1000, il prezzo da pagare, un assurdo tampone anale alle 8 di mattina, si si, ridete, cosa c’è da ridere… Sembra una favola con tanti colpi si scena, in ospedale la sofferenza è percepibile chiaramente se hai la lucidità, se stai male, ti accorgi solo del tuo male. Il telefonino mi ha salvato la socialità, centinaia e centinaia di messaggi solidali anche da parte di sconosciuti, l’unico giornale online che ha fatto sapere della mia disavventura è stato Sempione news che ringrazio sentitamente: io non sono nessuno, ma per la mia città negli ultimi 10 anni abbondanti ho dato quello che potevo, ho condiviso decine e decine di articoli sulla storia di quel luogo in cui sono nato e so di essere scomodo per tanti, ma io il cuore ce l’ho sempre in mano… Ho scoperto anche la delusione di chi non ha trovato un istante per un saluto e un po mi ha fatto male, ma ho scoperto un mondo di amici e conoscenti rimasti in ansia per la mia salute… Questa volta ce l’ho fatta, son tornato a riabbraciare Rosa, Ilaria, Nicola, Andrea e i miei genitori, i miei fratelli li riabbraccerò quando torneranno dalle loro trasferte, ma stasera il momento piu bello è stato tornare a giocare mez’oretta con Tommy, sentire Viola che rideva come una matta giocando con la zia Ilaria…. Se la felicità è un attimo, questo attimo è molto lungo e spero non finisca mai, fra 5 giorni si chiuderà il sipario e la normalità ci investirà di nuovo (se questa la vogliamo chiamare ‘normalita’). Abbracciamoci fin che siamo al mondo, un piccolo scherzo della natura, a qualsiasi età ti può cambiare tutto, è l’amore che deve muovere il mondo non altre cose, dopo questa esperienza, mi sento di raccontarvi questo, qui, a Legnano come in Nuova Zelanda, Cina o Australia… Siamo Umani ? Rimaniamo umani con sorrisi, baci e abbracci… Tutto il resto, sono guai…
P:S: Grazie a tutti quegli operatori sanitari incontrati a Bergamo, non saprei riconoscerne uno, quando manca un sorriso , manca tutto…
Bentornato caro Dany è stato bello poterti leggere tra le righe tensioni e paure ma tante emozioni perché tu sei essenza di emozioni. Ti vogliamo bene e spero anch'io di poterti riabbracciare che è il gesto piu' semplice e non ci fa sentire soli. Notte Dany a te e alla tua splendida famiglia
Grande scrittura e grande cuore. È tutto un attimo. A volte dobbiamo sperare con tutta la nostra voglia di vita che non sia il nostro attimo. L'angoscia non credo sia nei confronti della fine ma verso l'amore grande che ci tiene legati ai nostri affetti più cari, alla nostra vita. A volte mi chiedo il senso reale della nostra esistenza ma più ci penso e più mi vien da chiedermi se tutto questo amore è sprecato o se trova risposta in altre forme. Sembra tutto senza senso ma il tuo racconto è una riflessione che ti rimane sulla pelle. Bentornato. 😉
Daniele ma cosa combini? Per fortuna leggo solo ora la tua disavventura.
Mi hai commossa ed emozionata. E si! sono d'accordo con te abbracciamoci e vogliamoci bene. Dimostriamocelo, soprattutto! Perché è l'Amore che deve far muovere il mondo. Ti stringo in un abbraccio forte forte,caro coscritto.